Dal satellite alla foresta amazzonica ecuadoriana: mappatura "dal basso" e condivisa del gas flaring petrolifero mediante uso di dati VIIRS-Nightfire (NOAA) e Volunteered Geography comunitaria

Main Authors: Facchinelli, Francesco, Pappalardo, Salvatore, Della Fera, Giuseppe, Crescini, Edoardo, Diantini, Alberto, De Marchi, Massinmo
Format: info Proceeding eJournal
Terbitan: , 2020
Subjects:
VGI
Online Access: https://zenodo.org/record/3723215
Daftar Isi:
  • L’unburnable e l’unleakable carbon fanno parte di un paradigma emergente nella gestione del territorio che punta alla mitigazione degli impatti ambientali dovuti all’utilizzo di combustibili fossili. Il gas flaring consiste nella combustione in situ dei gas estratti insieme al petrolio greggio, e rappresenta, oltre che uno spreco di energia, una fonte di inquinamento sia a livello globale che locale. L’estrazione petrolifera in Amazzonia Ecuadoriana prosegue da oltre 50 anni portando alla colonizzazione di aree sempre più remote. In particolare, ha destato forti opposizioni sia nella società civile che nel mondo accademico l’inizio di attività estrattive nella Core Area della Riserva della Biosfera Yasunì (RBY). Quest’area è riconosciuta a livello internazionale come una delle zone più biodiverse del pianeta, abitata inoltre da vari popoli indigeni tra cui un gruppo di “non-contattati”. Ciononostante, né gli impatti che né la diffusione del gas flaring nel contesto amazzonico sono ancora stati investigati. A causa della difficoltà nello studio del fenomeno, data principalmente dalla mancanza di dati indipendenti ed affidabili, negli ultimi anni sono stati sviluppate diverse metodologie basate sul remote sensing per l’identificazione dei siti di gas flaring attraverso l’analisi di immagini multispettrali da satellite. Ciononostante, rimangono pochi i casi di validazione spaziale al suolo su grande scala dei dati ottenuti. Gli obiettivi generali del presente studio sono: monitorare le attività di gas flaring nella RBY, utilizzando open data derivati dal sensore della SUOMI-NPP della NOAA; validare un metodo di monitoraggio indipendente basato su open data e software open source nell’intero workflow del processo di analisi spaziale formare le comunità locali (UDAPT) nell’utilizzo di questi strumenti open source per la tutela del proprio territorio. Per fare ciò, è stato creato un workflow, basato sull’elaborazione delle detection dei siti di gas flaring prodotte giornalmente dall’algoritmo Nightfire da immagini del satellite SUOMI-NPP. I siti localizzati sono quindi stati validati on the ground durante una campagna di mappatura sul campo, sviluppata assieme alle comunità locali. Si è quindi provveduto alla creazione di un geodatabase tematizzato, contenente oltre ai siti di gas flaring, luoghi chiave per l’orientamento nel territorio. Questo è stato poi importato in QField, e utilizzato come strumento durante lavoro sul campo permettendo agli operatori di conoscere la propria posizione, la distanza dai siti investigati, nonché per la pianificazione di voli con drone. Inoltre, gli operatori locali sono stati formati nell’uso di QGIS, permettendogli di creare e condividere i risultati della mappatura. L’elaborazione delle detection giornaliere ha portato all’identificazione di 36 siti in più rispetto ai dataset annuali del 2017 e del 2018 prodotti dalla NOAA, di cui 17 nella RBY, due nella Core Area. Dei siti identificati, 3 non hanno ricevuto validazione on the ground, di cui 2 per problematiche di accessibilità dei siti. In totale, la mappatura partecipata ha permesso l’identificazione di 305 siti di gas flaring, nonché di 35 casi di gas venting, fenomeno ad elevato impatto ambientale e non monitorabile da remoto. Questo studio mostra come i big open data e software open source possano avere un ruolo chiave nell’empowerment delle comunità locali nel monitoraggio ambientale in aree ad elevata diversità biologica e culturale.
  • facchinellifrancesco9@gmail.com